Coppia

Come affrontare la malattia in una coppia

“Ciò che non mi uccide,

mi rende più forte”

Friedrich Nietzsche

Non sempre le cose vanno come ce l’eravamo prefigurate. La strada della vita spesso ci pone davanti a degli ostacoli inaspettati, bivi davanti ai quali manca una segnaletica chiara, burroni improvvisi da far mancare il fiato e salite ripide e faticose, per le quali spesso manca un allenamento adeguato.

Non è sempre così, o meglio, le tempistiche con le quali ci imbattiamo in queste strade arzigogolate non sono sempre le stesse, così come a cambiare può essere anche l’intensità e la difficoltà del percorso. C’è un po’ di fortuna alla nascita, che spesso aiuta, ci sono le scelte che fanno i nostri genitori e poi quelle che facciamo noi stessi quando cresciamo. Come nel gioco del monopoli, a volte incappiamo negli imprevisti. Alcune volte questi positivi, come potrebbe essere un’eredità inaspettata da un parente lontano e altri, purtroppo, negativi come una malattia propria o di un proprio caro.

Le reazioni alla scoperta di una malattia

Può allora piombarci addosso una sorta di “botta di realtà”, che inizialmente fa perdere un po’ la bussola, oppure può attivarsi una sorta di istinto di sopravvivenza primordiale che fa sì che si trovino risorse ed energie che nemmeno sapevamo di avere. Lo scenario non è uguale per tutti, cambia in base alle esperienze avute, ai percorsi fatti, alle risorse che siamo in grado di tirare fuori, al reiterarsi di momenti difficili e alle basi relazionali di cui abbiamo fatto esperienza in passato.

C’è chi reagisce subito per poi avere un crollo dopo aver affrontato la situazione e aver “tenuto botta” stando accanto ad una persona cara con una malattia lunga e difficile, chi entra in un tunnel depressivo dal quale non riesce ad uscire, chi fugge per paura di non essere in grado di affrontare la situazione.

La paura, infatti, è un’emozione funzionale alla sopravvivenza: ci avverte della presenza di un pericolo e ci prepara ad affrontarlo. Può però diventare disfunzionale quando è eccessiva perché potrebbe “paralizzare” l’individuo impedendogli di avere comportamenti funzionali alla sopravvivenza. Da una prospettiva evolutiva, la risposta fight or flight è un istinto adattivo che si è sviluppato quando i predatori o stimoli ambientali minavano alla sopravvivenza degli esseri umani.

Infine, le persone potrebbero non rispondere bene al pericolo perché non sanno cosa fare, in quanto non hanno uno schema comportamentale adeguato da attuare in quella particolare circostanza e quindi devono crearne uno; quindi, in situazione d’emergenza, è probabile che si manifestino reazioni di freezing, ovvero di congelamento del proprio comportamento.

Cosa succede in una coppia quando uno dei due scopre di avere una malattia?

Anche all’interno di una coppia, le reazioni alla scoperta di una malattia possono essere le tre sopra citate (attacco, fuga, congelamento), la differenza la farà sia la tipologia e la gravità della malattia, che la stabilità della coppia stessa. Affrontare tale situazione potrà mettere a dura prova la coppia, che dovrà affrontare sfide nuove alle quali non erano preparati, momenti difficili, sconforto e cambiamenti nella routine e nei progetti.

Almeno temporaneamente, infatti, significa mettere da parte le idee che avevano e cambiare i programmi in corso d’opera e, pur sapendo che la maggior parte delle volte sono solo posticipati, tutto ciò può creare un grande sconforto e smarrimento.

Inoltre, dovranno fare i conti con le difficoltà di entrambi, da un lato la persona che sta male, con tutto ciò che sapere di avere una malattia comporta a livello identitario e di visione di sé, dall’altro la sensazione di impotenza che si prova nello stare accanto al proprio compagno/a, vederlo stare male e non poter fare niente porta ad una grande frustrazione che spesso è difficile da reggere da soli.

Per tutti questi motivi, chiedere aiuto a uno psicologo che possa aiutare a dare un senso e ad affrontare sia da una parte che dall’altra il periodo della malattia o quello subito dopo di reazione e spesso di crollo, può essere fondamentale sia individualmente che per la coppia.

Se è vero che certe ferite non si rimargineranno mai completamente, qualunque trauma, se non vissuto passivamente come punizione o negazione della felicità, può rappresentare, nel suo accadere repentino e imprevedibile, un’occasione di realizzazione superiore, al pari della condizione del cigno che si è sviluppato a partire dal brutto anatroccolo della nota favola di Andersen

Cyrulnik, 2002

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