Famiglia

È giusto proteggere i bambini da una triste verità?

Spesso, tra bambini e genitori, si invertono le parti.

I bambini,  che sono degli osservatori finissimi,

hanno pietà dei loro genitori e li assecondano

per procurare loro una gioia.

M. Montessori

Ogni famiglia ha le sue caratteristiche e ciascuna ha i suoi tabù: argomenti scomodi o difficili da affrontare, segreti, domande senza risposta. Gli adulti hanno la tendenza a proteggere i propri figli e questo ha una matrice biologica; d’altronde i bambini appena nati senza la protezione di un adulto non potrebbero sopravvivere perché non ancora autosufficienti. Poi, man mano che crescono, i bambini hanno bisogno che gli adulti per loro significativi gli lascino lo spazio giusto e necessario per fare le proprie esperienze, conoscere il mondo e fare qualche sbaglio.

Tra campana di vetro ed eterni Peter Pan

Questo passaggio è tutt’altro che scontato, molto spesso accade che alcuni genitori non si rendano conto della velocità di crescita dei loro bambini, non riescano a farsi un po’ da parte e l’eccessiva protezione da campana di vetro può diventare così stretta da non permettere una crescita adeguata. Altre volte, invece, capita esattamente l’opposto, ovvero che coloro che dovrebbero essere figure di riferimento per i bambini, si comportano in modo infantile, non essendo un esempio positivo per il loro sviluppo e costringendoli a crescere un po’ allo sbaraglio, lasciando che imparino da soli alcuni degli aspetti fondamentali dello stare al mondo. Fortunatamente queste sono le eccezioni, ma anche nelle famiglie che si prendono cura dei propri figli capita di continuare a volerli proteggere, che sarebbe una cosa positiva di per sé, se non fosse che non sempre è la cosa giusta da fare.

“Per non farli soffrire”: siamo proprio sicuri?

Spesso le persone mi hanno raccontato di voler tenere all’oscuro i propri figli da preoccupazioni riguardanti la salute di un qualche caro per “non farli soffrire”, oppure nascondono loro la perdita del lavoro o altre ancora addirittura arrivano a tener segreta una malattia che porterà una persona inevitabilmente alla morte. Ciò che accade, però, nei bambini o nei ragazzi tenuti all’oscuro dalle preoccupazioni dei grandi, è che questi si creino fantasie in testa su ciò che rende i propri genitori o gli adulti per loro importanti tanto pensierosi e sfuggenti. Magari li sentono piangere di nascosto in bagno e non hanno idea del perché.

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”

Molto spesso gli adulti si dimenticano di quando sono stati a loro volta bambini e non si ricordano di quanto i piccoli siano capaci di assorbire come spugne tutti i cambiamenti, seppur minimi, che avvengono in casa. Proprio per la loro necessaria dipendenza dagli adulti significativi, se i genitori vacillano, i figli fanno altrettanto. Recepiscono ogni informazione dall’ambiente che li circonda e difficilmente gli sfugge qualcosa; anche se ci appaiono distratti o immersi nel gioco, un orecchio è sempre teso a captare i movimenti dei loro genitori. Per questo motivo, se c’è tensione in casa i figli saranno a loro volta più agitati, se c’è preoccupazione saranno a loro volta preoccupati, ma difficilmente riusciranno a dirlo a parole, lo esprimeranno con una forma di disagio in linea con la loro età e il loro sviluppo.

È giusto raccontare ai bambini le preoccupazioni degli adulti?

Certamente dipende dall’età dei bambini, ma una cosa è comune e importante da tenere a mente: se da un lato non devono essere valvole di sfogo delle nostre preoccupazioni, dall’altro non si deve nemmeno tenerli all’oscuro di tutto. Sarà compito dell’adulto trovare una modalità adeguata alla loro età per mettere al corrente il bambino dei motivi per cui i suoi genitori sono un po’ agitati o per cui sono in ansia. Inoltre, è importante sapere che quando i bambini vedono i propri genitori cupi, tristi o arrabbiati, per la loro difficoltà di mettersi nei panni degli altri, soprattutto quando sono piccoli, tenderanno a pensare che siano loro la causa delle preoccupazioni dei genitori, sentendosi inevitabilmente in colpa e facendosi delle fantasie errate.

Accortezze per comunicare cattive notizie ai bambini

Occorre anche ricordare che non ci sono modi giusti o buoni per dare cattive notizie, queste rimarranno tali. Ma ci possono essere delle accortezze da tenere presente con i bambini, come ad esempio raccontare sotto forma di storia o di fiaba ciò che sta accadendo, avvalersi di animaletti, giocattoli o bambole per rendere anche le brutte notizie più comprensibili ai più piccoli. Devono essere gli adulti a portarsi al livello dei bambini e non viceversa e spesso proprio mettendoci sul loro piano saranno in grado di sorprenderci e di raccontarci, facendo parlare i loro giocattoli, ciò che li circonda e le loro emozioni del momento. Se vi è piaciuto questo post vi consiglio la lettura di un post correlato che ho scritto: “Ci separiamo… come lo diciamo ai nostri figli?” Se vuoi parlarne o se pensi di aver bisogno di una consulenza psicologica, puoi trovarmi:
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Foto do copertina: Caleb Woods su Unsplash

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