Cura di sé

Sindrome di Peter Pan: che cos’è e cosa comporta non assumersi responsabilità da adulti

Stai sempre vicino a qualcosa che cresce.
Che sia un bambino, un progetto,
un’idea, o un nuovo giorno.
Senza mai dimenticare la terra,
la cura di una pianta.
L’incanto, di un fiore che sboccia.
(Anna Maria Ortese)

Com’è risaputo, Peter Pan è un ragazzino che ha deciso di non voler crescere, che vive in un luogo incantato con un nome che è tutto un programma, l’Isola che non c’è, dove trascorre la sua infanzia “senza fine”. L’idea di diventare grande e assumersi le proprie responsabilità lo spaventa talmente tanto che preferisce rimanere bambino e non entrare mai a far parte del mondo degli adulti.

Come lui, molte persone hanno questa stessa tendenza a non voler crescere mai. Generalmente si tratta di giovani adulti che rifiutano l’idea di maturare e assumono atteggiamenti tipicamente adolescenziali. Queste persone non vogliono crescere e a livello emotivo risultano alquanto immature, rifiutano di assumersi le proprie responsabilità e fanno fatica ad impegnarsi seriamente in qualcosa di più strutturato.

L’identikit dell’eterno Peter Pan

Cosa si cela dietro a questa corazza fatta di egocentrismo, fascino e imprevedibilità? A cosa è dovuta questa paura di crescere?

Si può ipotizzare che dietro l’atteggiamento del godersi la vita e pensare solo al proprio benessere si nasconda la paura di non sentirsi adeguato ad affrontare la vita con le sue vicissitudini. Questo, però, spiega solo in parte il rifiuto di crescere. Spesso queste persone hanno una forte insicurezza e una forte paura di non essere amati o accettati per come sarebbero veramente e si nascondono dietro a questa apparente armatura.

La paura di crescere è una sensazione di inadeguatezza, di essere fermi e di sentirsi inferiori agli altri. A occhi distratti, infatti, potrebbe sembrare che queste persone sappiano tutto e che abbiano una marcia in più, in realtà questa spavalderia spesso cela una grande insicurezza.

Queste persone si ancorano alla loro infanzia, rifiutandosi di accettare il tempo che avanza, probabilmente perché pensano che questo periodo, nel quale il bambino generalmente sperimenta una sensazione di protezione, rappresenti per loro un modo per tenersi lontani dalle difficoltà proprie degli adulti che, invece, devono affrontare un mondo difficile e complicato.

Gli eterni Peter Pan si potrebbero ritrovare a vivere una serie di relazioni insoddisfacenti. La dinamica relazionare più comune che si può venire a creare è quella di richieste più o meno implicite sempre maggiori verso il partner, che porta a un’insoddisfazione continua del Peter Pan perché l’altro capisce che queste richieste non avranno mai fine. Quindi questa dinamica di insoddisfazione può portare i Peter Pan a passare da una storia all’altra, in un loop che non si ferma, rimanendo our sempre soli e insoddisfatti.

La paura di crescere viene da lontano

Si educa alla responsabilità soprattutto nella vita quotidiana familiare; la famiglia è un luogo in cui apprendere a convivere con il conflitto e con le differenze, dove l’identità si costruisce con il confronto e anche con l’opposizione, dove si apprende che non c’è nulla da temere nel riconoscersi differenti, che si può essere amati anche se non siamo perfetti.

Probabilmente ciò che è accaduto a queste persone è che non hanno avuto un luogo protetto da bambini in cui sperimentare questi sentimenti, gli è mancato un “contenitore” sufficientemente resistente agli urti, che è stato troppo largo o troppo soffocante, in cui non hanno imparato a relazionarsi con il mondo in modo buono per il loro sviluppo.

Sindrome di Peter Pan: come fare a crescere?

Maturare richiede un atto di coraggio perché significa abbandonare le vecchie sicurezze per abbracciare il nuovo che ci circonda, separandosi dalle convinzioni e le certezze che si crede di avere. Per crescere è necessario, innanzitutto, costruirsi una propria indipendenza, distaccandosi cioè da quelle figure a noi vicine, spesso invadenti le quali, inconsapevolmente, si alleano proprio con gli aspetti infantili del Peter Pan, nonostante apparentemente li critichino.

Per compiere questo viaggio verso l’autonomia, è fondamentale “incontrare la propria ombra”, in altre parole fare spazio ai lati della personalità che ci caratterizzano, ma che non vogliamo riconoscere o che tendiamo a negare con forza. Solo in questo modo sarà possibile accettare che nella vita esista anche la sofferenza e che per vivere relazioni sociali autentiche si devono accogliere tutte le emozioni che sentiamo e quindi anche quelle più negative come rabbia, paura e tristezza.

Attraverso questi passaggi, sarà possibile rimettersi i piedi nel mondo reale, imparando ad assumersi sempre più responsabilità e abbandonando vecchi schemi di comportamento che prevedevano sempre e solo se stessi al centro di tutto.

Uscire da questo circolo vizioso per iniziare a credere e promuovere la propria crescita personale può essere un passaggio difficile da intraprendere da soli. Per questo motivo richiedere un aiuto a una psicologa con cui potersi relazionare in modo nuovo può essere la strada più giusta e utile, così che, a partire da questo legame, si possa imparare a stare nelle relazioni in modo diverso e sperimentarsi in queste nuove vesti.

Questo passaggio può spaventare, ma è una paura che vale la pena di provare per potere finalmente vivere una vita soddisfacente.

Questi sono i miei contatti, nel caso tu voglia parlarne con me:

  • la mia email
  • il numero di cellulare 349 4241925

Foto di copertina: chester wade su Unsplash

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