Cura di sé

Perché non riusciamo a godere dei nostri successi?

godere dei successi

“È la nostra luce,

non la nostra ombra,

quella che ci spaventa di più”

Nelson Mandela

Che si tratti di una promozione a lavoro, di un bel voto preso a un esame, di un’attività che riusciamo a portare avanti, ma anche di una relazione di amicizia o di coppia gratificante, il succo non cambia: può capitare di sentirci non meritevoli di ciò che otteniamo o abbiamo.

Non essere mai abbastanza

Tutto ciò che facciamo e che, razionalmente, ci pare che funzioni, da un punto di vista emotivo risulta non essere mai abbastanza. Questa sensazione può portare a sentirci insoddisfatti, frustrati, sempre alla ricerca di qualcosa, di un obiettivo continuo che ci sembra, però, di non raggiungere mai: sentiamo che non basta, ci fa sentire sbagliati, sempre e comunque.

Forse vi sarà capitato di fronte a un successo personale, a un obiettivo o traguardo raggiunto, di pensare cosa avreste potuto fare di più o meglio in quella situazione, convincendovi, in fondo, che ciò che fate e che raggiungete, non è mai abbastanza per sentirvi fieri e orgogliosi di ciò che avete fatto.

Vivere proiettati nel futuro

Succede, in questi casi, di vivere proiettati molto più sul futuro che sul momento presente: in questo modo, la sensazione è di non godersi mai ciò che di bello abbiamo o facciamo, perché c’è sempre qualcosa verso il quale puntiamo, qualcosa di più che potremmo fare e, quindi, ciò che abbiamo raggiunto oggi perde valore e significato.

È come se, da un punto di vista razionale, riuscissimo a capire di aver ottenuto qualcosa di buono per noi, ma da un punto di vista emotivo questo sia di difficile accettazione. Allora i successi ottenuti verranno più facilmente attribuiti a eventi fortuiti o al fato, piuttosto di ammettere a noi stessi che ce l’abbiamo fatta.

Nuove dinamiche emotive

Questo, infatti, ci espone di fronte a dinamiche emotive nuove, delle quali, molto probabilmente, non abbiamo avuto esperienza e di fronte alle quali non sappiamo dire a cosa potrebbero portarci. Questo molto spesso ci spaventa, portandoci, piuttosto, a non riconoscere ciò che di buono facciamo.

Si tratta di un processo di autosvalutazione, a causa del quale non riusciamo a riconoscerci il valore o le specifiche risorse e competenze messe in gioco, così come il proprio contributo al buon esito di una qualsiasi prestazione o situazione.

Perché non riusciamo a godere dei nostri successi?

I motivi per cui succede possono essere tanti e diversi anche perché, in fondo, ogni persona lo è, così come la sua storia. Siccome di storia si parla, per capirne le ragioni dobbiamo andare a recuperare i propri ricordi delle dinamiche relazionali nelle quali siamo cresciuti.

Fermatevi un momento a pensare: come reagivano le persone intorno a voi quando, da bambini, esprimevate gioia, entusiasmo per qualcosa che avevate fatto, per un piccolo successo? E quando, da adolescenti, raggiungevate un traguardo per voi importante? C’era interesse, condivisione, vi sentivate accolti nei vostri bisogni o si respirava aria di indifferenza, di normalità e di dovere? E oggi, di fronte ai vostri traguardi, vi sentite in un modo simile a questo?

I bambini e poi gli adulti, infatti, imparano a guardare loro stessi con gli occhi di chi si è preso cura di loro e a nutrire le stesse aspettative che i loro punti di riferimento nutrivano per loro. In linea con questo vissuto, quindi, può darsi che nel corso del tempo abbiate imparato a sentire che ciò che facevate non era abbastanza, sentendovi, di conseguenza, indifferenti di fronte ai vostri successi.

In tal modo, però, non si corre solo il rischio di perdere di vista le nostre capacità, ma anche di trasformare i buoni risultati raggiunti in azioni qualunque, mantenendo un atteggiamento svalutante nei nostri confronti e ignorando i nostri sforzi. Così non solo rinforziamo l’idea che quel che facciamo non è mai abbastanza, ma anche il nostro valore personale risulta connesso a queste aspettative.

Verso la consapevolezza

Fare i conti con le nostre imperfezioni può essere parecchio faticoso. Il rischio che si corre, infatti, è continuare a rimanere fedele a quelle aspettative eccessivamente critiche ed elevate, rinunciando a ridimensionare i nostri standard di perfezione e gioire dei risultati che ci sembrano non soddisfare mai il livello che ci eravamo posti.

Sapere perché non riusciamo a concederci riconoscimenti o perché pretendiamo tanto da noi stessi, è utile nella misura in cui permette di dare un senso, un significato alle difficoltà che viviamo ancora oggi, ovvero nell’incapacità di godere dei propri risultati e successi personali.

Comprendere da dove arriva questo meccanismo di funzionamento si rivela utile e importante per farci i conti e poi, perché no, accettare le nostre dinamiche relazionali, con gli altri ma anche con noi stessi per poi procedere oltre e anche diversamente, se lo si desidera.

Comprendere, accogliere, modificare, conoscersi e cambiare sono passaggi profondi che, per essere affrontati, hanno bisogno del supporto di un professionista, capace di guardare oltre la realtà dei fatti e cogliere le dinamiche sottostanti, per dargli un senso, fornendo un punto di vista alternativo sulla storia di ognuno di noi.

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“E se diventi farfalla nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali.”

Alda Merini

[Foto di copertina: Andrea Piacquadio da Pexels]

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